La Piana di Gioia Tauro: storia, archeologia e cultura popolare [Documentario]

01.09.2020

La piana di Gioia Tauro spesso sale agli onori della cronaca per tristi primati: il dramma del caporalaro, le frequenti confische di sostanze stupefacenti nel porto di Gioia Tauro e un'economia a base agraria che soffre della svalutazione dell'olio e degli agrumi. 

La condizione di sofferenza di questo territorio è, per certi versi, accostabile alle cronache che ci giungono dal passato relative ad un altro territorio e vergate da uno scrittore greco che visse nel II secolo d.C. Pausania, autore dell'opera Periegesi della Grecia, descrivendo Micene evidenziò come la polis achea fosse ormai deserta e in rovina, molto diversa da come doveva apparire all'epoca della guerra con Ilio quando era il centro della grecità. Micene era stata una grande città, la più potente polis greca, poi caduta in rovina. Di quella grandezza era rimasto solo uno sbiadito ricordo. È possibile che qualcosa del genere possa essere accaduto anche alla Piana di Gioia Tauro?

Nel tentativo di rispondere a questo quesito abbiamo avviato una periegesi della Piana di Gioia Tauro, andando alla ricerca delle principali tracce della presenza umana pertinenti al periodo protostorico, greco, romano e medievale.

Il nostro viaggio è iniziato nel pianoro dei Tauriani presso il Parco Archeologico "Antonio de Salvo" dove sono stati rinvenuti i resti di una capanna protostorica databile all'età del bronzo medio (XIV secolo a.C.). Lo scavo archeologico è stato ricoperto per preservare le labili tracce dei livelli protostorici, ma la presenza di queste testimonianze documentano quanto sia remota la storia di questo territorio.

Il territorio del comune di Palmi presenta un altro interessante sito protostorico presso le grotte di Trachina (note anche come grotte della Pietrosa), dove un'indagine archeologica degli anni Novanta ha identificato diverso materiale ceramico di questo periodo.

Nella Piana di Gioia Tauro la fase greca è ben documentata da due importanti antiquaria: il museo archeologico di Rosarno e di Gioia Tauro che custodiscono interessanti oggetti votivi e vasellame di varia natura.

Per il periodo pre-romano è possibile visitare alcuni siti davvero interessanti come i resti della città Brettia conservati nel Parco Archeologico Antonio de Salvo e a Oppido in contrada Mella, mentre il sito di Castellace, ampiamente indagato fra gli anni 2007-2010, oggi è stato ricoperto in attesa che un giorno le indagini archeologiche riprendano.

La fase romana presenta resti significativi ancora una volta nel Parco Archeologico Antonio de Salvo (un podio di un tempio italico, un edificio per spettacoli e un tratto di basolato). Tramite le fonti letterarie è possibile ipotizzare che durante questo periodo esistesse una strutturata rete viaria con itinerari articolati lungo la costa e da costa a costa per mettere in collegamento i due mari, lo Ionio e il Tirreno, e facilitare i traffici commerciali.

I topoi perpetuai dalla cinematografia o della letteratura ci insegnano che il medioevo è quel periodo in cui furono edificati monasteri, castelli e cittadelle fortificate cinte da mura. Tutte queste strutture si trovavano realmente nella piana di Gioia Tauro ed è ancora possibile visitarne i resti all'ombra degli immensi uliveti.

Nel comune di Galatro si trova il Monastero di Sant'Elia. La struttura, edificata verosimilmente intorno all'anno Mille, si presenta in buono stato di conservazione. Ad oggi è ancora possibile apprezzare il chiostro, gli ambienti di servizio che si articolano tutt'attorno e un ampio ambiente rettangolare riconducibile alla chiesa annessa al monastero.

Nel comune di San Giorgio Morgeto, in cima a uno dei borghi più belli della Calabria, si trova il Castello Normanno. Edificato dai bizantini tra il IX e il X secolo, rimase in uso fino al XVI secolo.

Un altro castello molto suggestivo è quello di Oppido Vecchio dove le merlature delle torri svettano dalle cime degli ulivi. Oppido Vecchio è un sito straordinario dove è ancora possibile riconoscere la porta urbica e parte delle mura che cingevano la città e che la rendevano così simile allo stereotipo di città medievale che abbiamo imparto guardando i film hollywoodiani in costume.

Un ultimo sito degno di nota è l'insediamento rupestre bizantino delle grotte Pignarelle nel Comune di Palmi. A pochi passi dalle case moderne si sviluppano articolate gallerie scavate nella roccia a più livelli che a partire dall'anno Mille ospitò una nutrita comunità di monaci basiliani.

Le destinazioni che abbiamo visitato sono solo alcuni siti presenti in questo territorio e che confermano l'impressione che avevamo avuto all'inizio della nostra periegesi. La Piana di Gioia Tauro può vantare un patrimonio storico-archeologico sbalorditivo che è stato messo da parte per troppo tempo. Oggi il glorioso passato di questo territorio non è stato solo dimenticato, ma quasi rimosso chirurgicamente tanto da negarne perfino l'esistenza.

Il recupero della memoria dovrebbe essere una priorità da sfruttare anche come volano economico. In questo contesto scoraggiante, esistono piccole realtà, come il Museo Civiltà e Cultura del Contadino (Polistena, RC), che rinnovano il legame con la propria storia recente e offrono un piccolo spiraglio per il futuro.   

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Esplorando dietro casa 

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