Il Parco Archeologico dei Tauriani "Antonio De Salvo"

23.06.2018

Approfittando di qualche ora di sole in una settimana, l'ultima, caratterizzata da nubifragi e maltempo, ci siamo recati in visita al Parco Archeologico dei Taureani.

Il sito si trova in posizione strategica sulle rotte del Mediterraneo e occupa un pianoro posto in cima a una rupe a dominare un'ampia porzione di mare che si estende da Capo Vaticano fino alle isole Eolie.

L'area, coltivata ad ulivi fin dagli anni 50 del Novecento, è sempre stata nota per la presenza di significative evidenze archeologiche come la caratteristica Torre di Pietrenere, che troneggia sulla spiaggia sottostante, e il cosiddetto Palazzo di Donna Canfora, in realtà identificabile con i resti del podio di un tempio italico.

In seguito a numerose campagne di scavo, che hanno indagato a fondo il pianoro, nel settembre del 2011 il Parco è stato inaugurato e intitolato ad Antonio De Salvo, storico palmese che per primo ha reso nota la valenza archeologica dell'area.

La presenza di così tante testimonianze archeologiche, distribuite in un ampio range cronologico che dall'età del Bronzo Medio (XIV secolo a.C.) giunge fino all'età tardo-antica inoltrata (V secolo d.C.), ha reso necessario suddividere la nostra analisi (ed esplorazione!) in due contributi video. Nella prima parte ci occuperemo della città Romana e nella seconda della città Brettia e delle restanti attrattive del Parco.

Seguendo l'itinerario di visita si fa dapprima tappa di fronte agli imponenti resti di una strada romana di età imperiale (I-II d.C.). Sull'identificazione di questo selciato gli studiosi si sono interrogati a lungo.

Secondo alcuni andrebbe riconosciuto come un tratto della Via Popilia, la strada che univa Capua a Reggio Calabria in epoca romana passante per uno dei centri servizi che sorgevano lungo il suo tracciato. Questa interpretazione si basa sulla lettura di una cosiddetta "fonte picta", la Tabula Peutingeriana: un rotolo di pergamena che riportava tratti del sistema viario dell'Impero Romano e segnalava dei punti di sosta: fra questi si riconosce la statio di Tauriana. Le Stationes erano le corrispondenti delle nostre attuali aree di servizio, si trovavano lungo le vie di grande comunicazione e servivano a far riposare i viaggiatori e i loro cavalli.

Una seconda teoria considerava il selciato come un diverticolo della Via Popilia, ovvero una strada minore che conduceva alla principale via imperiale.

Panoramica del Parco Archeologico dei Tauriani
Panoramica del Parco Archeologico dei Tauriani

Proseguendo la visita si raggiunge l'edificio per spettacoli. La struttura, di pregevole fattura, fonde in se elementi del teatro e dell'anfiteatro. Dal teatro prende in prestito la forma a semicerchio della cavea, i gradini su cui si sedevano gli spettatori. La cavea è andata completamente persa, ma si possono ancora leggere i resti delle sostruzioni. Dall'anfiteatro, invece, ha preso in prestito la funzione. Infatti, nell'edificio per spettacoli probabilmente non si tenevano solo rappresentazioni teatrali, ma anche scontri fra gladiatori. Lo si deduce dall'alto muro in mattoni eretto a separare e a proteggere gli spettatori dal piano dove i lottatori battagliavano.

E' ancora poco chiara la funzione di un ambiente posto sulla parte settentrionale dell'edificio per spettacoli. Si tratta di un locale rettangolare che, in base al ritrovamento di malta idraulica, si ipotizza abbia ospitato una fontana.

La strada romana comunicava con la cavea, consentendo agli spettatori di entrare nell'edificio e prendere posto.

Proseguendo oltre, si raggiunge l'area sacra delimitata da un temenos, un muro perimetrale che fungeva da confine tra l'area del tempio e il resto della città. A Taureana il temenos era costituito da un porticato che correva su tre lati, di cui rimangono alcuni lacerti murari.

All'interno del porticato si può apprezzare il podio del tempio italico, conservato per un'altezza di circa un metro e settanta/ottanta centimetri. Il podio è ciò che rimane del tempio databile fra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., dedicato a una divinità purtroppo ignota. L'alzato è andato completamente perso, ma doveva raggiungere un'altezza di almeno 10 metri.

Il tempio era orientato a N. Sul lato settentrionale si leggono ancora le tracce della scalinata di accesso. Sul lato Ovest, invece, sono visibili le tracce degli scassi eseguiti in passato da interventi abusivi alla ricerca del leggendario tesoro di Donna Canfora. Si narra infatti di una nobildonna, Donna Canfora, che per sfuggire al suo pretendente straniero avrebbe preferito la morte a una sorte ingiuriosa fra le braccia di un uomo che non desiderava. Negli anni a venire alla vicenda drammatica si è unito il mito del tesoro di Donna Canfora e molti sono andati alla sua ricerca. Il podio del tempio, considerato erroneamente i ruderi del palazzo di Donna Canfora, è stato oggetto di interventi di scavo clandestino che non hanno restituito, però, altro che pietrame locale e filari di mattoni. 

Passiamo, ora, alla seconda parte del nostro racconto per trattare le evidenze archeologiche antecedenti l'arrivo dei romani. I resti più consistenti della città pre-romana si trovano sotto l'area sacra, infatti le strutture romane si sono sovrapposte a quelle Brettie preesistenti. Quest'ultime, in uso dal II al I secolo a.C., sono riconducibili a un edificio pubblico o all'abitazione privata di un personaggio pubblico di una certa rilevanza.

L'edificio era composto da vari vani che si articolavano intorno a un cortile interno pavimentato con lastre di terracotta. Il pavimento, conservatosi quasi per intero, era strutturato con una pendenza che consentiva alle acque meteoriche di defluire e non ristagnare.

Tra gli ambienti identificati, il più importante era il vano C al cui interno sono state fatte due importanti scoperte. La prima riguarda il rinvenimento di alcuni frammenti di una kline (oggi custodita nel Museo di Reggio Calabria) ovvero il letto su cui in antichità si era soliti banchettare sdraiati su un fianco. La kline ha fatto comprendere la destinazione d'uso dell'ambiente che era utilizzato come sala da banchetto. La seconda scoperta è stata il rinvenimento di un mosaico (anch'esso custodito nel Museo di Reggio Calabria), in buona parte ricostruito, raffigurante scene di caccia all'orso. In seguito a queste importanti scoperte, l'edificio è stato denominato "Casa del Mosaico". La Casa del Mosaico fu demolita nella seconda metà del I secolo a.C. dai Romani e i materiali furono riutilizzati per l'edificazione dell'area sacra e in particolare per la costruzione del podio del tempio italico.

Particolare dell'Edificio per spettacoli
Particolare dell'Edificio per spettacoli
La strada romana
La strada romana

A breve distanza dalla Casa del Mosaico si trovava il quartiere abitativo, composto da una serie di vani che si aprivano su un grande asse stradale con orientamento Nord-Sud. Le parti del quartiere abitativo ancora visibili sono di epoca romana, tuttavia i costruttori hanno riutilizzato i materiali e intere parti di strutture di età Brettia, ricostruendo le nuove abitazioni con leggere differenze di orientamento rispetto a quelle precedenti.

Fra ciò che è stato rinvenuto durante le campagne di scavo, ma che purtroppo non è attualmente visibile, vanno citati i resti di una capanna protostorica databile all'Età del Bronzo Medio (XIV secolo a.C.). La scoperta testimonia che il pianoro di Taureana era frequentato già in epoca antichissima e che già in quel periodo gli abitanti del luogo commerciavano via mare con le Isole Eolie visibili all'orizzonte nelle giornate più terse.

Dalla sua inaugurazione il Parco non ha accolto solo numerosi visitatori, ma anche manifestazioni molto interessanti come quella di Marmythos nel 2012. Artisti e scultori da tutta Europa si sono riuniti a modellare il marmo, sotto gli occhi incuriositi di numerosi spettatori, per creare un'opera a tema con la storia millenaria del sito. Le sculture sono state poi donate al Parco e sono tutt'oggi visibili vicino al podio del tempio italico.

L'ultima fase della lunga storia del pianoro di Taureana è probabilmente la più nota. Ne è protagonista la Torre di Pietrenere. Realizzata nella seconda metà del Cinquecento, prende il nome dalla spiaggia sopra la quale troneggia. Fu voluta dal duca di Seminara Carlo II Spinelli al fine di vigilare sulla costa e scongiurare le minacce provenienti da mare. È alta circa 15 metri, accessibile al primo piano tramite una scaletta a chiocciola esterna piuttosto instabile. La caratteristica merlatura della struttura e la forma slanciata la rendono un simbolo della tonnara di Palmi.

Il sito di Taureana è un eccezionale contesto archeologico dove le tracce della frequentazione antropica si susseguono dall'età del Bronzo Medio (XIV secolo a.C.) fino all'età Tardo-Antica inoltrata (V secolo d.C.). Qui, la storia millenaria dell'uomo e la bellezza paesaggistica si fondono e si confondono l'una nell'altra. Passeggiare fra le rovine musealizzate all'ombra degli ulivi con un affaccio da sogno sulla spiaggia sottostante è un'esperienza che colma i sensi e nutre l'anima. Chiunque, almeno uno volta, dovrebbe provare la pace e la solennità di questo luogo.    

Autore
Esplorando dietro casa

© 2019 Esplorando dietro casa
Creato con Webnode
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia