Oppido Vecchio

03.03.2018

La vicenda di Oppido Vecchio incarna un leitmotiv fin troppo frequente in Calabria. Un borgo importante, fiero, con una storia gloriosa, dagli edifici imponenti, con un'impronta identificativa definita ma vittima di un cataclisma che ha obliato ogni segno della grandezza passata. Con l'intento di ricostruire questa remota vicenda, ci siamo recati in visita alle vestigia antiche.

Le torri del Castello che spuntano fra i fitti ulivi
Le torri del Castello che spuntano fra i fitti ulivi

A pochi chilometri dal moderno centro urbano di Oppido Mamertina, percorrendo una stradina di campagna stretta e angusta che alterna salite e discese con ritmo spasmodico, si trova il sito di Oppido Vecchio.

Il borgo medievale, fondato verosimilmente tra il X e l'XI secolo, sorgeva su un terrazzo di forma molto stretta e allungata con pareti che scendevano ripidissime nei valloni che lo delimitavano a comporre una roccaforte naturalmente imprendibile. Oggi il terrazzo accoglie una coltura di ulivi che caratterizza pesantemente il paesaggio rurale, come accade nella maggior parte della Calabria.

Il visitatore è accolto nel borgo medievale dai ruderi dalla cosiddetta "Porta di sopra", che compaiono all'improvviso dalla vegetazione infondendo il medesimo stupore che deve avere suscitato nei secoli passati. Ai lati della porta urbica si possono apprezzare i resti dei poderosi bastioni che proteggevano gli abitanti dagli eserciti nemici.

Dalla "Porta di sopra" si imbocca un itinerario in sanpietrini che ricalca un antico decumano: si tratta della principale via del borgo su cui si affacciavano gli edifici di una certa importanza. 

Nel borgo, abbandonato dopo il violentissimo terremoto del 5 febbraio 1783, si apprezzano significative vestigia dei secoli che furono, nonostante la pesante fase di spoliazione durante la quale Oppido Vecchio è stato utilizzato come cava per recuperare i materiali con cui è stato costruito Oppido moderno e nonostante gli ulteriori smottamenti che hanno risucchiato giù per le pendici dei valloni molti edifici risparmiati dal tremendo sisma.

Messo piede nel borgo medievale ci sentiamo aggrediti da un effetto straniante. L'importanza della cittadina, lasciata intuire dall'architettura della "Porta di sopra", viene eclissata dallo stato di conservazione delle prime strutture abitative coperte stagionalmente dalle reti per la raccolta delle olive. Proseguendo, però, si ha nuovamente percezione della gloria passata quando, dinanzi ai nostri occhi, si dispiegano i resti della cappella. Della struttura si riesce a leggere la planimetria e apprezzare alcuni elementi in alzato risparmiati dai saccheggi motivati dall'utilitaristico fine del riutilizzo: la soglia, appena abbozzata come un'impronta nel fango, la struttura dell'altare maggiore con parte del rivestimento in marmo e gli eleganti altari minori delle alae.

Particolare della Porta di Sopra
Particolare della Porta di Sopra
La Porta di Sopra
La Porta di Sopra
Gli altari minori della Cappella
Gli altari minori della Cappella

Andando avanti si giunge di fronte a quello che doveva essere l'edificio più importante del borgo: la cattedrale. Gli scavi archeologici del 1996, che hanno indagato le ultime fasi di vita dell'edificio, hanno fornito alcuni dati significativi sull'aspetto della struttura negli anni passati.

Si accedeva tramite un peculiare ingresso costituito da due rampe che conducevano a un cortile interno; l'impianto basilicale presentava probabilmente tre navate scompartite da pilastrini; nel corso del Seicento l'interno fu ristrutturato in stile barocco e fu ampliato il campanile. Purtroppo la cattedrale risulta essere l'edificio maggiormente oggetto di spoliazione e dello splendore passato è rimasto solo uno sbiadito ricordo. 

Unico pilastro ancora in piedi del chiostro del Convento dei Paolotti
Unico pilastro ancora in piedi del chiostro del Convento dei Paolotti

A poca distanza si trovano i ruderi del convento dei Paolotti. Lo storico Rocco Liberti, che si è occupato con dedizione della storia del borgo medievale, ci informa che i Paolotti giunsero a Oppido nel 1610. Del loro convento è leggibile lo sviluppo del chiostro, il cortile interno porticato da cui si accedeva ai principali ambienti della struttura, di cui rimane in alzato un unico pilastro dal quale si aprivano gli archi che voltavano il porticato. Il terremoto non pose fine solo al convento dei Paolotti, ma anche al loro ordine che non attecchì a Oppido moderno. 

Particolare di una delle torri del Castello
Particolare di una delle torri del Castello

L'attrattiva più affascinante del borgo medievale si raggiunge per ultima: il castello.

L'edificio ha avuto una storia molto complessa. Si è ipotizzato che un qualche tipo di fortificazione esistesse già nel X-XI secolo, anche se non sono mai stati rinvenuti i resti, ma se ne trova notizia solo nelle fonti.

Sappiamo con sicurezza che una fortificazione esisteva in epoca Normanna dal XII fino al XIV secolo. Nel corso del XIV secolo la fortificazione Normanna fu distrutta e fu fondato il castello. L'aspetto predominante dei ruderi oggi visibili è quello tardo cinquecentesco con pesanti rifacimenti del Seicento. Si ergono ancora: due torri e il muro di cortina Sud-Est.

Attraverso i resti della "Porta dabbasso", posti a ridosso della torre Sud, si esce dall'area archeologica.

Proseguendo a piedi per circa un quarto d'ora si raggiunge il sito archeologico in Contrada Mella dove è stato identificato un sito Brettio databile dal IV al I secolo a.C.

Le strutture non sono più visibili a causa della vegetazione che ha lentamente riconquistato l'area su cui erano stati aperti i saggi stratigrafici.

Si conclude, così, la nostra esplorazione di Oppido Vecchio: un viaggio formidabile fra la storia gloriosa di un borgo medievale abbandonato sotto la forza violenta e incontenibile della Natura. 

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Esplorando dietro casa

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