La Chiesetta di San Fantino

24.07.2018

Un turista che, per caso, si trova a passare di fronte alla Chiesetta di San Fantino, nel comune di Palmi (frazione Taureana), potrebbe non cogliere, a una prima occhiata, l'estrema importanza della struttura. Il non addetto ai lavori vedrebbe solo un edificio ricostruito, con parti di murature a vista, e una mano di intonaco fresco a unire il tutto. Probabilmente, lo stesso turista, non rallenterebbe alla guida del proprio veicolo e proseguirebbe oltre alla ricerca di mete più appetibili da visitare. Sarebbe un grave errore. 

Nel 1991 la Chiesetta di San Fantino era ridotta a un rudere e al suo interno si erano accumulati rifiuti di ogni genere a comporre un quadro di assoluto degrado. Progressivamente, però, iniziò un lungo percorso di valorizzazione che trasformò l'antica discarica in un piccolo gioiello dell'archeologia.

Due degli aspetti più importanti dell'archeologia ricorrono in modo esemplare nella Chiesetta di San Fantino: la presenza di un contesto pluri-stratificato e la sistematica pratica del riuso del materiale da costruzione.

La chiesetta di San Fantino racchiude in se numerose strutture con forma e funzione diversa che si sono sovrapposte dall'età Romana fino alla metà del XIX secolo: noi cercheremo, tramite un viaggio a ritroso nel tempo, di riconoscere le principali fasi costruttive.

Nel 1857 si data la ricostruzione della Chiesetta distrutta dal terribile sisma del 5 febbraio del 1783: l'aspetto attuale dell'edificio si rifà in massima parte alla a questa struttura del XIX secolo, fatta eccezione per i lavori di consolidamento che le conferiscono un aspetto falsamente "moderno".

Prima di quella data, nel 1552, era stato il Conte di Seminara a promuovere la ricostruzione della chiesa realizzando anche un convento femminile dedicandolo a "SS. Maria dell'Alto Mare". L'intervento era finalizzato al recupero di una precedente struttura, edificata nell'XI secolo, che ospitava una chiesetta e un convento di monaci basiliani abbandonato nel corso del XV secolo.

Sappiamo dalle fonti che già nell'IX secolo (secondo alcuni nel 951 d.C.) i Saraceni, durante una razzia, avevano distrutto una chiesa o basilica che si trovava esattamente dove oggi sorge San Fantino.

Ma l'attestazione più antica è databile al 590 d.C.: le fonti parlano sempre di una chiesetta e di un monastero. Secondo alcuni studiosi, infatti, la Chiesetta di San Fantino è il luogo di culto cristiano più antico della Calabria.

Il racconto a ritroso delle vicende storiche della Chiesetta non finisce qui. Tutte le strutture della fasi fin ora citate si sono impostate sui resti di una villa romana. La cripta, infatti, è ricavata probabilmente dal ninfeo di un palatium databile al III o IV secolo d.C.

Spesso il lettore che si documenta su un sito da visitare rimane rapito da vicende entusiasmanti ricostruite tramite le fonti storiche, ma una volta recatosi sul posto rimane deluso dall'esiguità di vestigia sopravvissute ai secoli. La Chiesetta di San Fantino in questo non delude.

Particolare di un affresco della Cripta
Particolare di un affresco della Cripta
Sinopia
Sinopia

Alla destra dell'ingresso della Chiesetta si apre una prima area di scavo dove sono state lasciate a vista due absidi di età alto medievale e un breve lacerto murario databile all'intervento di ricostruzione del Cinquecento.

All'interno della Chiesetta, proprio al centro della navata, si apre una seconda area di scavo in cui si possono apprezzare i resti di numerose tombe di varia tipologia e, sulla parete Est, le tracce esili di una sinopia raffigurante alcune figure di santi. La sinopia era un disegno preparatorio funzionale all'artista che avrebbe dovuto affrescare la parete. Eventi contingenti al riassetto della struttura hanno obliterato la muratura che ospitava la sinopia che ha atteso per secoli di essere riscoperta e narrare del suo stato transitorio cristallizzato per sempre.

Rassegne fotografiche e una piccola teca con reperti rinvenuti in fase di scavo arricchiscono la visita. Ma le attrattive non si esauriscono qui. Tramite una scalinata in ferro è possibile scendere nella cripta. 

L'accesso alla cripta avviene attraverso un passaggio arcuato che conserva il fascino della lettura compendiata delle era che furono. L'ingresso della cripta, infatti, è un mosaico di materiali di precedenti strutture riutilizzati a tamponare o riempire degli spazi a comporre un prospetto singolare e davvero pregevole. Siamo di fronte al secondo aspetto dell'archeologia testimoniato a San Fantino: il riuso del materiale da costruzione. Non ci sono altre parole a descrivere questa visione, solo una visita può completare l'immagine abbozzata da queste poche righe.

L'esplorazione della Chiesetta di San Fantino è tutto questo: un viaggio attraverso i secoli, nello stretto spazio di un unico luogo di culto, fra edifici sacri distrutti e rifondati fino al loro recupero e alla valorizzazione finale, a memoria di un passato stupefacente troppo spesso sottovalutato...

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Esplorando dietro casa

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